GUERRA SANTA NEL GOLFO


NOTA INTRODUTTIVA EDITORE

Mezzo secolo fa, nella primavera del 1941, il popolo iracheno combatteva la sua guerra d’indipendenza, accogliendo l’appello al jihâd lanciato dal Gran Muftì Hâjj Amîn al-Hussaynî e mobilitandosi a difesa del governo rivoluzionario instaurato dagli ufficiali del «Quadrato d’oro». Il tentativo di riscossa animato dal Gran Muftì a da ‘Alî el-Gaylânî fu ben presto stroncato dall’intervento britannico, anche a causa delle esitazioni che caratterizzarono l’azione della Germania e dell’Italia, le sole due potenze disposte ad affiancarsi all’Irâq e a sostenerlo nella sua lotta. E nell’autunno di quello stesso anno le truppe britanniche – nelle quali erano stati integrati i terroristi ebrei dell’Haganah –avrebbero soffocato, in un’azione concordata con l’esercito sovietico, l’indipendenza di un altro Stato della Regione: l’Iran.

A cinquant’anni di distanza, l’«impero» britannico è finito nella pattumiera della storia. L’imperialismo statunitense, che svolge su scala ancor più vasta lo stesso ruolo predatorio e poliziesco, ha coagulato intorno a sé un fronte politico-militare che va dall’Europa al Giappone, passando per l’Arabia Saudita. Nell’odierna aggressione contro l’Irâq ritroviamo, al fianco della superpotenza egemone, quella stessa Unione Sovietica che nel ’41 agiva di concerto con l’Inghilterra contro l’Iran; e ritroviamo, mostruosamente cresciuta e diventata «Stato d’Israele», l’organizzazione criminale sionista. La Germania, alla quale i combattenti della libertà irachena guardavano con tanta speranza, è nuovamente unita, ma è prigioniera nella gabbia della NATO. Dell’Italia, che fu allora il rifugio di Gaylânî, è meglio non parlare per una semplice ragione di buon gusto…

La presenza degli USA e dei tanti suoi satelliti nel Golfo Persico non è solo un atto di aggressione contro i popoli della zona, ma è una dichiarazione di guerra rivolta all’intero mondo islamico. L’occupazione dell’Arabia, effettuata con l’empia complicità della setta wahhâbita al potere a Riyâd, non può lasciare alcun dubbio a questo proposito. Lo hanno ben compreso le avanguardie militanti e i movimenti popolari dei paesi musulmani, che si sono schierati su posizioni di solidarietà con l’Irâq assediato.

È l’Islam, dopo il crollo dei regimi socialisti e la capitolazione dell’URSS davanti all’Occidente, il maggiore ostacolo che si oppone all’edificazione del «nuovo ordine mondiale» vagheggiato dai centri di potere finanziari e tecnocratici.
Finché la comunità musulmana conserverà la consapevolezza della propria identità culturale e saprà reagire contro i tentativi di omologarla a un modello di vita che non è il suo, la sovranità del «governo mondiale» di cui parlano con sempre maggiore insistenza i mezzi di persuasione di massa sarà, nonostante tutto, una sovranità limitata.

L’Editore

INDICE

Nota introduttiva

Introduzione

Capitolo Primo
Italia, Germania e mondo arabo

Capitolo Secondo
L’Irâq e l’Inghilterra alla vigilia della guerra

Capitolo Terzo
I nazionalisti arabi

Capitolo Quarto
Rashîd ‘Alî torna al potere

Capitolo Quinto
La guerra (1°-10 maggio 1941)

Capitolo Sesto
La guerra (11-20 maggio 1941)

Capitolo Settimo
La resistenza irachena

Conclusioni

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